Training Autogeno Avanzato
Nello Studio Gastaldo: II, III, IV Stadio
Quanto scritto in "Corsi di Training Autogeno" riguarda il I stadio della psicopromozionalità o psicoterapia autogena, cioè il “Training Autogeno Somatico o Basale”, T.A.B..
In effetti quest’ultimo, l’unico conosciuto dai più, è solo la parte iniziale di un lavoro molto più vasto. Per molte persone, questa prima tappa può essere sufficiente per raggiungere quegli obiettivi di salute psicofisica che si erano proposti; per altri può non essere sufficiente.
Nell’occasione dei retest, successivi ai corsi di T.A. Basale, si può intravvedere l’eventuale opportunità di proseguire nel lavoro terapeutico e, in questo caso, è possibile farlo con la: “Terapia Immaginativa Analitica Autogena” - T. I. A. A. che rappresenta il II Stadio.
Di solito si procede con un ciclo di sedute individuali il cui obbiettivo è “sciogliere” i conflitti e le “paure” profonde, che di solito si strutturano nei primi anni di vita. Con una buona preparazione nell’autogenicità, queste sedute acquistano una potenza ed una profondità veramente notevoli; portiamo due esempi:
In effetti quest’ultimo, l’unico conosciuto dai più, è solo la parte iniziale di un lavoro molto più vasto. Per molte persone, questa prima tappa può essere sufficiente per raggiungere quegli obiettivi di salute psicofisica che si erano proposti; per altri può non essere sufficiente.
Nell’occasione dei retest, successivi ai corsi di T.A. Basale, si può intravvedere l’eventuale opportunità di proseguire nel lavoro terapeutico e, in questo caso, è possibile farlo con la: “Terapia Immaginativa Analitica Autogena” - T. I. A. A. che rappresenta il II Stadio.
Di solito si procede con un ciclo di sedute individuali il cui obbiettivo è “sciogliere” i conflitti e le “paure” profonde, che di solito si strutturano nei primi anni di vita. Con una buona preparazione nell’autogenicità, queste sedute acquistano una potenza ed una profondità veramente notevoli; portiamo due esempi:
1) La rabbia comincia a sciogliersi
Paziente con una sindrome che non le permetteva di vivere pienamente, e la lasciava sopravvivere ai bordi della vita. La paziente soffriva per una depressione profonda; il suo disturbo psichico era sostenuto anche da una rabbia profonda e molto marcata.
La rabbia è l'emozione naturale connessa al danno; serve all'essere umano per avere la grinta sufficiente a vincere o a scoraggiare, con opportuni ed proporzionali mezzi, colui che lo danneggia, in modo da dissuaderlo dalla sua dannosità.
La rabbia come ogni altra emozione ha, come substrato fisico/chimico, un circuito di connessioni neuronali, sviluppato e/o rafforzato quando la persona percepisce danneggiamenti veri o vissuti come tali. Tali danneggiamenti diventano più gravi se vissuti nella prima infanzia.
Un circuito neuronale della rabbia, se troppo forte, viene percepito dal soggetto stesso come pericoloso, egli perciò può bloccarlo, rendendosi incapace di difendersi e dilaniato da forti tensioni interne.
La paziente disegna, prima della seduta, la sua rabbia (parte sinistra della figura): un gomitolo che non può sciogliere per paura di "fare cose terribili, come distruggere il mondo intero". Durante la seduta vede la sua rabbia sciogliersi, e la disegna come si vede nella parte destra della figura.
La rabbia è l'emozione naturale connessa al danno; serve all'essere umano per avere la grinta sufficiente a vincere o a scoraggiare, con opportuni ed proporzionali mezzi, colui che lo danneggia, in modo da dissuaderlo dalla sua dannosità.
La rabbia come ogni altra emozione ha, come substrato fisico/chimico, un circuito di connessioni neuronali, sviluppato e/o rafforzato quando la persona percepisce danneggiamenti veri o vissuti come tali. Tali danneggiamenti diventano più gravi se vissuti nella prima infanzia.
Un circuito neuronale della rabbia, se troppo forte, viene percepito dal soggetto stesso come pericoloso, egli perciò può bloccarlo, rendendosi incapace di difendersi e dilaniato da forti tensioni interne.
La paziente disegna, prima della seduta, la sua rabbia (parte sinistra della figura): un gomitolo che non può sciogliere per paura di "fare cose terribili, come distruggere il mondo intero". Durante la seduta vede la sua rabbia sciogliersi, e la disegna come si vede nella parte destra della figura.
2) Paura di essere abbandonata andando alla scuola materna; si apre un crepaccio sotto i miei piedi
Questa paziente era estremamente insicura, aveva frequenti crisi depressive e non riusciva a condurre una vita autonoma e vivere, per lungo tempo, una relazione sentimentale soddisfacente.All'età di otto mesi di vita c'era stato un distacco dalla madre per ospedalizzazione di quest'ultima.
La bambina aveva vissuto tale distacco come rifiuto, tradimento, abbandono, mancanza di sostegno e, successivamente, aveva vissuto l'essere mandata alla scuola materna come un nuovo rifiuto/abbandono, che rafforzava il precedente.
(Come sempre il bambino nei primi anni di vita vive l'abbandono, reale o presunto, come segno di non essere amabile, non essere degno di attenzione, non essere per niente importante per gli adulti).
Da adulta la paziente esasperava i vari partner con richieste continue di rassicurazioni che non l'avrebbero mai lasciata; le storie sentimentali finivano spesso con la 'fuga' dei parter, oppure era lei che li allontanava, perchè non sopportava la paura di essere lasciata.
Nelle sedute immaginative si vedeva entrare alla scuola materna e poi precipitare nel vuoto, perchè si apriva un crepaccio sotto i suoi piedi.
La bambina aveva vissuto tale distacco come rifiuto, tradimento, abbandono, mancanza di sostegno e, successivamente, aveva vissuto l'essere mandata alla scuola materna come un nuovo rifiuto/abbandono, che rafforzava il precedente.
(Come sempre il bambino nei primi anni di vita vive l'abbandono, reale o presunto, come segno di non essere amabile, non essere degno di attenzione, non essere per niente importante per gli adulti).
Da adulta la paziente esasperava i vari partner con richieste continue di rassicurazioni che non l'avrebbero mai lasciata; le storie sentimentali finivano spesso con la 'fuga' dei parter, oppure era lei che li allontanava, perchè non sopportava la paura di essere lasciata.
Nelle sedute immaginative si vedeva entrare alla scuola materna e poi precipitare nel vuoto, perchè si apriva un crepaccio sotto i suoi piedi.
Vedo l'immagine di mia madre accogliente e attraverso il crepaccio sorretta da una bolla
Questo fu il vissuto per alcune sedute, ma poi un giorno, nella seduta alla quale si riferisce il disegno, vide apparire, di fronte a lei, l'immagine della madre com'era quando era piccola; era una madre sorridente, accogliente, con le braccia protese per proteggerla.
Aveva finalmente recuperato l'immagine della madre come tante volte era stata con lei.
I vissuti di abbandono, nei primi tre anni, erano talmente forti da rimuovere, nascondere i ricordi di madre accogliente, accettante, protettiva.
Ora però, grazie alle sedute di T.I.A.A., aveva recuperato il ricordo del rapporto più autentico e reale con la madre, per cui era scomparsa la paura di precipitare. Nella seduta a cui si riferisce il disegno, si era vista attraversare il crepaccio, sorretta da una bolla.
Dopo questo vissuto ebbe inizio la sua guarigione.
Altro esempio, con una sequenza di immagini particolarmente importanti, nel sito: www.psicoterapia-autogena.it alla voce del menù: teoria
Aveva finalmente recuperato l'immagine della madre come tante volte era stata con lei.
I vissuti di abbandono, nei primi tre anni, erano talmente forti da rimuovere, nascondere i ricordi di madre accogliente, accettante, protettiva.
Ora però, grazie alle sedute di T.I.A.A., aveva recuperato il ricordo del rapporto più autentico e reale con la madre, per cui era scomparsa la paura di precipitare. Nella seduta a cui si riferisce il disegno, si era vista attraversare il crepaccio, sorretta da una bolla.
Dopo questo vissuto ebbe inizio la sua guarigione.
Altro esempio, con una sequenza di immagini particolarmente importanti, nel sito: www.psicoterapia-autogena.it alla voce del menù: teoria
Se occorre, in quanto non ancora ridimensionati sufficientemente i sintomi o perchè si vuole progredire ulteriormente nella conoscenza di sè, si può proseguire con il III Stadio: “Training Autogeno Avanzato Analitico”; T.A.A.A.. Tale stadio è strutturato in piccoli gruppi; si svolge in quindici incontri, di tre ore ciascuno, a frequenza quindicinale.
Gli scopi di questo terzo stadio sono molteplici, ma l’obbiettivo principale è quello di potenziare ed espandere le capacità e le possibilità di una personalità ormai abbastanza libera dai blocchi e dai freni che la condizionavano.
Un altro obbiettivo è quello di offrire al soggetto un mezzo in più, oltre al T. A. Basale, per continuare autonomamente un lavoro di maturazione; in questo stadio infatti si impara a svolgere le sedute immaginative a casa propria.
Nel IV Stadio: “Terapia Autogena con Collaborazione di tipo analitico del Terapeuta”; T.A.C.T.) il lavoro può essere completamente autonomo con eventuali sporadiche consulenze del Terapeuta. Il soggetto ha imparato a lavorare su di sè con il T.A. basale, con sedute tipo T.I.A.A. effettuate a domicilio e con sedute tipo III stadio. (vedi approfondimenti)
Gli scopi di questo terzo stadio sono molteplici, ma l’obbiettivo principale è quello di potenziare ed espandere le capacità e le possibilità di una personalità ormai abbastanza libera dai blocchi e dai freni che la condizionavano.
Un altro obbiettivo è quello di offrire al soggetto un mezzo in più, oltre al T. A. Basale, per continuare autonomamente un lavoro di maturazione; in questo stadio infatti si impara a svolgere le sedute immaginative a casa propria.
Nel IV Stadio: “Terapia Autogena con Collaborazione di tipo analitico del Terapeuta”; T.A.C.T.) il lavoro può essere completamente autonomo con eventuali sporadiche consulenze del Terapeuta. Il soggetto ha imparato a lavorare su di sè con il T.A. basale, con sedute tipo T.I.A.A. effettuate a domicilio e con sedute tipo III stadio. (vedi approfondimenti)
Questa costruzione in quattro stadi, propria dello studio Gastaldo/Ottobre, è sorretta da un apposito modello metapsicologico frutto della ricerca Studio Gastaldo Ottobere / A.I.R.D.A. ed è chiamata: Psicoterapia Autogena, o iter autogeno, in quattro stadi ( vedi libri e in sintesi alla fine dell'articolo in approfondimenti)
Notizie organizzative
Secondo stadio; sedute di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (T.I.A.A.)
Dopo allenamento con il Training Autogeno di Base
Una alla settimana o ogni due settimane
Il numero di sedute è individuale; mediamente vanno da 25 a 50
Terzo stadio; Corso di Training Autogeno Analitico Avanzato di gruppo (T.A.A.A.)
Quindici incontri in piccoli gruppi (5 o 6 persone che hanno fatto il secondo stadio)
Sedute quicinali di tre ore ciascuna
durata di 7/8 mesi.
Quarto stadio; sedute di Terapia Autogena con Collaborazione di tipo analitico del Terapeuta (T.A.C.T.).
Sedute, come frequenza e tipo, su progetto del paziente
Dopo allenamento con il Training Autogeno di Base
Una alla settimana o ogni due settimane
Il numero di sedute è individuale; mediamente vanno da 25 a 50
Terzo stadio; Corso di Training Autogeno Analitico Avanzato di gruppo (T.A.A.A.)
Quindici incontri in piccoli gruppi (5 o 6 persone che hanno fatto il secondo stadio)
Sedute quicinali di tre ore ciascuna
durata di 7/8 mesi.
Quarto stadio; sedute di Terapia Autogena con Collaborazione di tipo analitico del Terapeuta (T.A.C.T.).
Sedute, come frequenza e tipo, su progetto del paziente
contatti
Studio Gastaldo/Ottobre, AIRDA, Centro di Ricerca - Via Chiesa di Ponzano 8 - 31050 Ponzano V.to - TREVISO -, Tel/fax. 0422 969034, tel. 0422 440862- www.airda.it - www.psicoterapia-autogena.it - www.gastaldo-ottobre.it - E- Mail: [email protected]